I fraintendimenti relativi al termine minimo di conservazione contribuiscono in modo determinante allo spreco alimentare nelle economie domestiche. Tale termine indica la data fino alla quale una derrata alimentare è qualitativamente ineccepibile. Esso, tuttavia, non indica a partire da quale momento un prodotto non dovrebbe più essere consumato per motivi di sicurezza alimentare. Il termine minimo di conservazione, quindi, non coincide con la data di scadenza. I Comuni e i Cantoni possono sostenere i consumatori fornendo spiegazioni sul termine minimo di conservazione.
Interpretando correttamente la dicitura «termine minimo di conservazione» si getterebbe una quantità minore di cibo ancora edibile.
Dimezzare, rispetto al 2017, lo spreco alimentare evitabile pro capite.
Se i consumatori non interpretano il termine minimo di conservazione come una data di scadenza, è possibile ridurre lo spreco alimentare pro capite.